ovvero appendici che servono a convogliare i fumi di scarico del caminetto interno o del forno. Tali costruzioni sono dei segni originali ed rappresentano una tipica matrice orientaleggiante delle popolazioni arbereshe. Il comignolo che di solito in proporzione è molto piccolo rispetto alle dimensioni della casa, nelle abitazioni arbereshe spicca per la sua sovradimensione, sia per le dimensioni dell’altezza che larghezza. La motivazione della sovradimensione è da ricercare non tanto nella possibilità di permettere una corretta emissione del fumo ma piuttosto al significato e alla simbologia antropologica ed apotropaica che veniva data al camino: già esso nella cultura popolare era segno di familiarità, e come sappiamo nei latini, all’interno del contesto domestico, il focolare rappresentava il centro della vita, dell’unità e della continuità familiare, nonché luogo deputato al culto del Lari. Deriva sicuramente da culti pagani l’ usanza da parte degli arbereshe, di scolpire sui lati e alle basi dei comignoli, bassorilievi (soprattutto figure antropomorfe), figure che sono ancor’oggi parzialmente visibili sui pochi comignoli ancor oggi esistenti. Tale è il comignolo di strettola d’ Angela. Piccoli bassorilievi venivano scolpiti anche sulle facciate modeste delle abitazioni: si possono ancora osservare pochi cornicioni e balconi con le effigi dei pani, delle stelle, di motivi floreali e maschere di fattura arberesh come in via Castriota.