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Presentazione del testo di Emilio Piccione

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Sul numero 15 del 15 agosto 2012 de “Il Giornale di Sava” ho commentato la tesi di laurea del giovane  Emilio Piccione. Tesi che è stata presentata ai concittadini la sera del 20 gennaio scorso nella sala   convegni del palazzo della cultura, gremita al massimo. Come indicato dalla  bella locandina, l’ottimo moderatore Gregorio Talò annuncia gli interventi, anticipati e seguiti dai suoi colti commenti, di cui a volte non riesce a contenere la durata; ma gli è tutto perdonato per i contenuti ed il fervore.

Si inizia con uno stacco musicale. L’avv. Annamaria De Padova prima con il flauto traverso e poi con il canto, accompagnata alla fisarmonica dal sig. Giuseppe La corte, ci delizia con la dolce nenia (musica e parole) del compianto prof. Carmine De Padova e ci ricorda, con orgoglio e mal celata commozione, d’aver fatto parte del gruppo folcloristico C.R.I.A. (Centro Ricerche Italo-Albanese). Una foto del tempo la ritrae, fra gli altri, in occasione di una esibizione a Civita e Frascineto (Cs), entrambi paesi arbereshe. (pag.127 del Libro “San Marzano di S.Giuseppe…” del  “prof. Menino”)

Il moderatore coglie l’occasione per sottolineare e commentare una curiosa coincidenza : la mattina dello stesso giorno si celebrava la Santa Messa con rito cattolico a Lungro (Cs) , paese arberesh di rito ortodosso, e sede dell’Eparchia. Quindi, la parola al Sindaco, prof. Giuseppe Borsci. Il quale esprime il rituale saluto ai convenuti, i complimenti al neo dottore e la promessa che l’Amministrazione sarà sempre attenta ai temi di cui si discute. Il moderatore da la parola al Parroco, don Cosimo Rodia, che sottolinea come Emilio, oltre a coltivare interessi culturali, per i quali risultati egli esprime vivo compiacimento, partecipi anche attivamente alla vita della Parrocchia. Accenna ai temi liturgici del lontano passato e del presente. Invitata dal moderatore, interviene la sig.ra Genny Sapio, Presidente della Pro Loco. La quale, si complimenta con Emilio, cui si rivolge con amicizia e familiarità, come peraltro fanno un po’tutti. E, con una punta di orgoglio, sottolinea che egli è fra i più assidui frequentatori della nascente biblioteca comunale, la cui gestione è stata affidata alla Pro Loco. Curiosamente, riferisce che Emilio, nelle varie occasioni di incontro nel periodo in cui attendeva alla elaborazione della tesi, spesso faceva riferimento ai sentimenti di “rabbia –conflitto –orgoglio - vergogna “. Ritengo siano  i sentimenti che, prima o poi, con maggiore o minore intensità e/o sensibilità, sorgono ne “l’animo arberesh”. E che ben si colgono leggendo il lavoro di Emilio. Nel suo intervento Emilio proverà a parlarne. Il moderatore, con il suo garbato stile, prega la prof. Musardo di intervenire. La Signora è sempre elegante e bella . [ Enza, ti prego, concedi un tocco di leggerezza al tuo amico e antico “allievo”; purtroppo anche vecchio ormai. Sai bene quanto ti stimo e quanto mi sei cara. Tu che con il tuo libro “ Tracce Storiche su San Marzano …” del lontano 1987 fosti “galeotta” del risveglio dal torpore durato per molti anni e della nascita del mio “male delle radici” ]. La “Prof.”, come amo indicarla scherzando con amici comuni, sa bene di essere meritatamente la protagonista di queste occasioni. In piedi, a sottolineare la solennità della occasione, concede ai convenuti un nutrito intervento, arricchito al momento opportuno da ulteriori riferimenti, specialmente relativi alle varie realtà locali. Intervento che tocca tutti i temi salienti trattati nella tesi. Mi piace riferire il suo gesto che io interpreto come gesto di onestà intellettuale e di umiltà. Probabilmente sono stato il primo che ha letto la tesi. Emilio cortesemente mi ha offerto una copia l’indomani della seduta di laurea. Ho notato che, relativamente ad un argomento da specialisti della linguistica, del quale gli esperti da tempo discutono a causa della incertezza delle fonti e della dinamica delle ricerche storiche che possono aprire spazi ad interpretazioni non sempre consonanti,  Emilio dissentiva dalla nostra Maestra, la quale oggi pubblicamente afferma che Emilio ha ragione.

Il moderatore passa la parola alla dottoressa Marisa Margherita., responsabile dello Sportello linguistico, laureata in Lingue e Letterature Straniere (Inglese, Spagnolo e Albanese) che possiamo amichevolmente considerare la “collega anziana !” di Emilio. Ella gli esprime consapevolmente i complimenti  per il suo apprezzato lavoro. Quindi illustra le funzioni dello sportello linguistico e le possibilità offerte dalla Legge nazionale 482/1999 e dalla Legge Regionale 5/2012, entrambe di tutela delle Minoranze etniche -linguistiche. Accenna ai progetti realizzati e da realizzare compatibilmente con le risorse economiche disponibili: interviste;  ricerca e catalogazione di parole quasi in totale disuso;  corsi linguistici. Ed ecco l’altro protagonista della serata: il professore Giuseppe Gallo, citato un po’ in tutti gli interventi precedenti. Il suo intervento è tutto un dialogo diretto con Emilio e si capisce bene che è la continuazione di un dialogo iniziato da tempo. Vecchie parole o antiche espressioni ormai in disuso, che nella mente mia e di tanti non più giovani risuonano familiari, ma quasi strane; sembra come se si riaccendono delle lampadine nel semibuio. E’ una delizia ascoltarlo con il suo discorrere in italiano frammisto all’arberesh. Mi pare di sentire i miei genitori, i quali parlavano sempre in arberesh fra loro e a volte, con noi, frammisto al dialetto salentino.  Conclude con un accorato appello ai genitori, almeno quelli che ne sono ancora capaci,  perché insegnino l’arberesh ai propri figli.

Finalmente prende la parola il neo dottor Emilio Piccione. Mi appare in forte imbarazzo, più che il giorno della tesi, al cospetto della Commissione d’esame. Forse anche perché il moderatore aveva accennato alla comprensibile commozione dei genitori che, a distanza ravvicinata, lo accarezzavano con gli occhi umidi. Vuole partire dai quattro sentimenti citati da Genny ed incomincia dal primo: la rabbia. In sintesi, si chiede perché i nonni, che ben conoscevano l’arberesh, (evidentemente i genitori erano già fuori gioco !) non lo avevano insegnato a lui; e via così argomentando.  Dal tavolo della presidenza arrivano le prime interlocuzioni. Parte il prof. Gallo, con il quale il discorso veniva da lontano come già detto;  interviene la prof: Musardo;  qualcuno timidamente dalla platea;  altri ancora. Interviene il buon Gregorio Talò che energicamente sposta il tiro, pregando i musicisti che vogliano regalarci uno stacco musicale. Al termine del quale, egli indica in fondo alla sala un tavolo ben fornito di ottimi dolci e varie bevande, fra cui un ottimo vino.

Emilio, vedi se ti riesce di creare una occasione di incontro, così  proviamo a discutere insieme dei  “perché ? “; che non sono solo tuoi. Quasi certamente finiremmo per concordare sulle tante risposte. Una sola personale considerazione. Aleggia nell’aria il ricordo di un grande assente, cui tutti gli intervenuti hanno accennato. Emilio con orgoglio gli ha dedicato un intero capitolo della Tesi.  Il compianto prof. Carmine De Padova. In varie occasioni e in tempi non sospetti ho detto e scritto, e qui ripeto, che le Istituzioni Scolastiche e Civiche hanno da farsi perdonare  gravi colpe protrattesi per lunghi anni nei suoi confronti. Così come ho più volte ho espresso la mia convinzione che la nostra Comunità e la sua Classe Dirigente, sin  dai lontani anni passati ed ancora oggi, aldilà delle affermazioni rituali, hanno fatto ben poco per tenere vivi i valori delle nostre radici e della nostra cultura. Proprio in occasione della presentazione del glossario del prof. Pino Gallo “L’Arberesh di San Marzano” nell’estate 2009 al Santuario, commentando su “Il Giornale di Sava”, in un più ampio contesto, ho scritto: “…penso che sia ora che le Municipalità sentano il dovere di dedicare maggiore attenzione alla cultura, specialmente quella relativa al territorio…San Marzano ha avuto diversi autori che se ne sono occupati e che cito in ordine alfabetico: i professori Carmine De Padova, Giuseppe Gallo, Vincenza Musardo Talò…Voglio sperare che le sensibilità possano finalmente cambiare…”

23 gennaio 2013

Cosimo De Padova – arberesh di San Marzano

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