Un giornalista sportivo nato al quartiere Tamburi di Taranto, dopo il sequestro dell’Ilva da parte della magistratura per disastro ambientale, decide di riannodare i fili del passato. Sente di doverlo al padre, morto di cancro, a quella generazione di calciatori di cui lui stesso fece parte negli anni ’70 e ’80 scomparsa a causa dell’inquinamento, alla storia della sua città, stretta dalla crudele morsa dell’acciaio che le impedisce di costruire memoria e futuro. Col pretesto di cercare, con vana consapevolezza, la “maglia grigia”, da lui indossata durante un torneo e che tanto somigliava al colore del siderurgico, si trasforma, così, in un viaggiatore nel tempo, raccogliendo anzitutto la sua testimonianza e poi quella di un commerciante diventato memoria storica del football di quartiere e di un ex allenatore delle formazioni amatoriali. Si dipana così la vicenda di un Ulisse catapultato negli anni drammatici in cui il “colosso d’acciaio” era il totem fasullo di un tragico benessere. Fino alla trasfigurazione della vicenda nel grande racconto collettivo di undici, anonimi, campioni: l’Ilva Football Club, squadra ricostruita, immaginando di mettere insieme le “figurine” di alcuni tra i tanti che a Taranto lasciarono la giovinezza sul terreno del campo sportivo Tamburi vecchio. A un passo dalla fabbrica più inquinata d’Europa, a due dal cimitero dove le polveri minerali colorano di rosso le lapidi. Ilva Football Club è un racconto nel quale tre storie parlano del passato, del presente, del futuro, intrecciandosi. Il racconto di chi non si arrende a un destino e crede possibile ancora giocare l’ultima partita, la partita della vita, a prescindere dal risultato. «Sono tracce brevi, percorsi frammentari quelli di chi militò idealmente nell’Ilva Football Club e realmente finì a morire in fabbrica. Scie luminose spentesi in un vento grigio. Furono lucciole quegli atleti, le lucciole operaie. Illuminarono il campo dei veleni con i loro cross, così simili alle adorabili traiettorie delle lucciole, con le loro invenzioni di gioco». Fulvio Colucci, giornalista e scrittore, lavora nella redazione tarantina della Gazzetta del Mezzogiorno. Nel 1995 ha vinto il premio “Ilaria Alpi”. Ha pubblicato “Invisibili. Vivere e morire all’Ilva di Taranto” (2011); “Liberté!” (2011); “La zattera” (2015). Lorenzo D’Alò, giornalista tarantino. Inviato della Gazzetta del Mezzogiorno, sulle cui pagine da oltre trent’anni racconta lo sport, che è quasi sempre una lezione di vita.
Appuntamento aperto a tutti a partire dalla 19.30 presso il primo piano Palazzo della Cultura a San Marzano SG, Piazza Milite Ignoto n.1. Per info 3291156778.