Nelle interviste che seguono, tratte da incontri privati grazie alle gentile collaborazione e partecipazione della popolazione, emergono importanti aspetti e sfumature di una vita rurale e contadina, con la preziosa complicità degli intervistatori. Dal coprifuoco ai giochi infantili, dai lavori artigianali alle ramanzine dei genitori, vasto è il repertorio degli argomenti. Le interviste seguono sempre il solito schema: si inizia con la lingua arbereshe per poi passare alla traduzione in italiano. Da una prima serie di interventi, ci si accorge di come sia difficile a volte vincere l’emozione della videocamera e soprattutto spesso accade che le lingue si sovrappongano, ovvero alcuni discorsi tendono spesso ad essere completati in dialetto piuttosto che in lingua arbereshe. Dopo l’imbarazzo iniziale, il gruppo di massaie si scatena e viene facile raccontare alcune prime esperienze di vita come i giochi di una volta.
Il tema dominante di alcuni racconti è spesso la guerra, la fame e la dura vita dei campi: ricordi di un epoca che difficilmente chi li ha vissuti, potrà mai dimenticarli. Qui di seguito un importante storia vissuta di una anziana signora che ricorda alcuni momenti di quando era una semplice contadinella ma che viene messa a conoscenza di come sia difficile la vita nei campi e a tempo stesso la vita militare. Ancora ricordi. Qui il protagonista è il lavoro presso la fornace. Viene non solo spiegato come si lavorava la farina nel laboratorio artigianale di famiglia ma soprattutto il video mostra la “creazione” del pane, uno dei prodotti simbolo delle popolazioni contadine, perché ritenuto un prodotto tanto sacro quanto prezioso dalle popolazioni locali, oggetto di devozione e spesso di sacrificio. A concludere il primo incontro ci pensano i dolci di un tempo: i fichi secchi erano i protagonisti di un passatempo notturno, unica leccornia che i bambini più piccoli potevano permettersi.