E’ la sesta volta che vado in Albania e sempre con molta emozione. Più invecchio e più sento forte il richiamo delle radici : quelle vicine verso il mio paese e quelle lontane dei nostri avi verso la loro antica Patria. Donde il desiderio di arricchire la descrizione di Luca con un approccio laico a questa nuova esperienza ; nella maggiore sintesi possibile ,senza retorica e limitatamente ad alcuni aspetti di essa per non rischiare un doppione.
Scesi dall’aereo, siamo colpiti dallo splendore dell’aeroporto ; saliti sulle auto inviate a prelevarci dall’Arcivescovo Massafra, ci inoltriamo su una arteria ampia e costeggiata da lussuosi alberghi e negozi. Che differenza con il viaggio del 1992, quando restammo per 24 ore sulla nave in porto a Valona , a causa del mare agitato e della assoluta mancanza di strutture,che non consentivano la discesa delle auto
Così come la comoda strada che percorriamo l’indopodomani per salire al Castello di Skanderbeg a Cruja e le numerose nuove costruzioni rallegrano l’occhio e lo spirito e ci ripagano della angoscia e del terrore che ci colsero nel 2006, quando per la prima volta ci arrampicammo lassù.
Il villaggio della Caritas che ci ospita è un’oasi di pace. L’accoglienza dell’Arcivescovo Massafra, del Segretario don Vincenzo, dell’autista Pal e di tutti i collaboratori è commovente.
Quando l’indomani ci accompagnano al villaggio Vinoteka per l’inaugurazione della nuova Chiesa, mi rendo conto che la vecchia Albania, quella dei poveri contadini dei villaggi non è stata toccata minimamente dal progresso, a distanza di venti anni. Lì tutti hanno bisogno di tutto.
Certamente è di gran conforto l’aria festante e gioiosa che si respira sul piazzale antistante la Chiesa gremito di gente. E’ bello ascoltare le voci chiare , ferme e partecipi di Sacerdoti e Fedeli , in gran parte giovani,che recitano la liturgia, coinvolgendo tutti, anche chi come me è poco avvezzo a queste cerimonie.
Ritornati all’aperto, è un continuo scambio di attenzioni, spesso a cenni a causa della lingua; o gran voglia di raccontare di sé da parte dei tanti religiosi italiani che vivono li .Un vecchio prete in pensione, che ha scontato 20 anni di carcere come tanti altri, che sembra un felice nonnino ; Suor Gertrude di Acquaformosa (CS) ; un Sacerdote di Bergamo che dopo 20 anni di Africa è venuto in Albania ; un altro Sacerdote che sta per partire per Cava dei Tirreni,suo paese nativo,ma solo per qualche giorno e quindi ritornare Lo stesso pimpante ed instamcabile don Vincenzo che,restituito alla sua Calabria (Tropea) ,è tornato a Scutari per completare il difficile ed importante lavoro di ricerche per ricostruire le vicende dei tanti Sacerdoti e laici che hanno subito il bestiale rigore del Comunismo ,sino al martirio. Quanta umanità ! Credo la migliore . Si viene colti da un inenarrabile coinvolgimento emotivo ; pari solo a quello della serata dei saluti , ospiti a cena dell’Arcivescovo nella sua casa. Tutti abbiamo voglia di parlare e forse più di tutti Monsignore. Gli argomenti più disparati,con voci che si sovrappongono e con malcelata commozione. Non so quante volte ricorre il riferimento alla sua “Monte la conca” ! In qualche modo l’atmosfera è stemperata dalla partita di pallone trasmessa in TV.
Quindi un abbraccio a tutti e un arrivederci.
Tornati al villaggio, delegazione al completo e Sindaco in testa, concludiamo che il contributo raccolto a San Marzano è alquanto modesto,anche a causa della relativa organizzazione un po’ affrettata ; la somma che la delegazione realizza in loco aiuta alquanto. Ma certo occorre che si faccia di più, meglio e al più presto, anche per l’impegno che il Sindaco ha pubblicamente assunto con le Autorità ecclesistiche e con i fedeli nel suo discorso. Il villaggio di Vinoteka e la Parrocchia di don Vittorio hanno urgente bisogno di aiuto. Perciò penso che il Sindaco debba coinvolgere presto l’Amministrazione,la Parrocchia,la Pro Loco e quant’altri egli ritenga per realizzare al più presto concreti interventi.
Cosimo De Padova – Arberesh di San Marzano