San Marzano di S. G.  con la sua popolazione di oltre 9000 abitanti è  il più grande Comune Arbëreshe del- l’Italia  ( in Puglia sono presenti soltanto altre due comunità arbëreshë nella prov. di Foggia: Casalvecchio  di Puglia e Chieuti). Sono trascorsi quasi 500 anni  da quando Demetrio Capuzzimati, nobile capitano  di Giorgio Skanderberg     ( eroe nazionale albanese morto nel 1468 dopo un’ eroica resistenza contro i turchi) per scampare alla sottomissione di Maometto II  si stabilì con alcune famiglie nobili albanesi a Taranto ed acquistò dalla Regia Corte, per 700 ducati, il Feudo di San Marzano. Era il 1530 e lo stesso anno ottenne in concessione anche il feudo Rizzi de li Riezi che fuso con il precedente formarono il feudo denominato San Marzano.

Tracce, seppur frammentarie, del primo popolamento dell’ area sembrano risalire al neolitico (  attestate dalla presenza delle “grotte a botticella” nei pressi delle contrade “Casa Rossa” e “ li Grutti”).  Più documentata appare invece la frequentazione del territorio nel V sec a.c.  grazie alla scoperta,  lungo la strada provinciale Grottaglie- San Marzano, nel 1897, di un nucleo di tombe  contenenti materiale attico ed una trozzella messapica, di altre due tombe ellenistiche lungo la provinciale e dei resti di un imponente muro in  opera isodomica  rinvenuto in località Neviera ( sicuramente cinta difensiva  e linea di confine tra l’ area tarantina ( chora tarantina) e quella messapica. La frequentazione in età romana è invece attestata dal ritrovamento di una villa rustica a “ Pezza Padula” e di alcune monete. Testimonianze dell’ Alto Medioevo sono invece i ritrovamenti di alcune tombe in località  Casa Rossa  e di complessi  abitativi rupestri  nelle contrade “ Le Grotte” e “ Chiese Vecchie”.

In origine il territorio del comune di San Marzano costituiva il limite occidentale della Foresta Oritana ( ager uritanus) che “ si estendeva su tutta la parte collinosa dell’ istmo che intercede tra la costa del mare ionio, marina di Nardò e quella dell’ Adriatico, marina di Lecce” ( Tanzi, 1911). Erano sicuramente diffuse specie vegetali sempreverdi  (come il Leccio, il corbezzolo, il lentisco, pungitopo, tamaro, smilace, caprifoglio, carrubo,alloro …) e  vaste praterie  alternate a macchie ( mirto, timo..).

L'attuale chiesa è stata edificata probabilmente nel XVIII e venne dedicata a San Carlo Borromeo in segno di grande devozione per un uomo che si era dimostrato grande benefattore per la comunità sanmarzanese  ( vedasi l’ iscrizione su una lapide all’ interno della chiesa).

Fu edificata con i lasciti dei coniugi Rosaria Cotugno e Pietro Greco con testamento del 1853. Presenta una struttura semplice, ad una sola navata, la volta in tufi nostrani ( come tutto il corpo di fabbrica) è formata da quattro campate che poggiano su otto pilastri in muratura, ogni singola campata ha la volta a stella.

Il Santuario e il suo ambiente

Situato nella zona orientale del capoluogo jonico, il Santuario della Madonna delle Grazie di San Marzano è uno dei rari luoghi culturali rupestri del territorio, che resta vivo e frequentato.
Il Santuario rupestre, attualmente, non obbedisce a precisi schemi bizantini a causa di adattamenti per la particolare natura della roccia; mentre il corredo pittorico si attiene a stilemi iconografici ricadenti la stagione vetero-bizantina. In un paesaggio formato da una piattaforma solcata da gravine che si allargano in pianori infossati e vallette circoscritte, dette lame, si trova la Chiesa rupestre della Madonna delle Grazie inserita entro una lama dalla profondità di cinque metri nel punto più alto. La Chiesa si affaccia su questa lama dall’aspetto suggestivo e dalla forma particolare che si caratterizza per la presenza di molte grotte di varie dimensioni che si aprono sui suoi costoni.

L’ area sula quale è ubicato l’ attuale Palazzo Marchesale, secondo il Farella,  in origine era il Castrum Carrellum ( tesi  però non condivisa da altri storici), abbandonato forse per epidemie o saccheggi, e divenuto in seguito La Masseria delli Rizzi, distrutta anch’essa dalle varie scorrerie e abbandonata. Successivamente, su quella stessa area fu innalzato il palazzo, dopo il 1530, per volontà del barone Demetrio Capuzzimati che lo volle edificare sulla linea di confine dei due feudi da lui acquistati ( li Rizzi e San Marzano). La costruzione ha subito vari rifacimenti nel corso dei  secoli, ma la struttura  principale si  deve al periodo dei marchesi Lopez  ( 1639-1699) e alla marchesa Elena Castriota e alla famiglia Castriota ( 1700-1744).

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A San Marzano di S. G. la festa patronale è vissuta ancora oggi come un appuntamento corale importantissimo che si esprime essenzialmente con i riti devozionali della processione delle legna, dell’esposizione delle tavolate e delle “ mattre” e delle benedizione del pane di S. Giuseppe piuttosto che con i festeggiamenti civili ( curati questi dal comitato patronale San Giuseppe). Il 7 settembre del 1866 il sindaco di San Marzano, Francesco Cavallo, deliberò che al nome del paese fosse aggiunto il suffisso “San Giuseppe “ esprimendo con questo atto la volontà unanime dei concittadini che tributavano al Santo solenni festeggiamenti con una devozione antichissima.

Il popolo dei fedeli di San Marzano, da sempre, è profondamente legato al culto della propria compratona : la  Madonna  delle  Grazie.  Infatti, nell'appuntamento religioso dell' 1 e 2  luglio, l'intera  comunità,  ancor prima  di  far festa secondo  lo spirito popolare che la caratterizza, si raccoglie in preghiera per rinnovare la propria devozione alla Vergine Maria.

La parrocchia San Carlo Borromeo di San Marzano di S.G. festeggia il suo storico parroco, don Franco Venneri, nel 50° anniversario di ordinazione sacerdotale. Il parroco attuale, don Cosimo Rodia, insieme a tutta la Comunità parrocchiale ha pensato di dedicare la settimana dal 2 al 9 ottobre 2011 a momenti liturgici e artistico-culturali che rendano omaggio a questa figura così importante per tutta la comunità di San Marzano. Don Franco Venneri è nato a San Giorgio Jonico il 9 marzo 1934 e, dopo essersi formato nel Seminario Interdiocesano di Taranto e nel Pontificio Seminario Regionale di Molfetta (BA), è stato ordinato sacerdote il 16 luglio 1961 dall’allora Arcivescovo Metropolita di Taranto Mons. Guglielmo Motolese.

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